Pizza Mami
MAMI®

3 Ago  Perché MAMI?

By mami  In Curiosità

C’era una volta un quartiere borghese della Roma degli anni ’70, di quelli ricchi di viali alberati, palazzi d’inizio ‘900, botteghe artigiane, salsamenterie e pizzicagnoli. Io abitavo lì, al quarto piano di un edificio imponente che sorgeva tra il mercato rionale e la miglior pasticceria di quartiere.

La storia di MAMI nasce proprio lì, sul pianerottolo del quarto piano di un palazzo pieno di poesia e di ricordi. Eravamo tre famiglie, la mia, quella di Pierina e quella di nonna Coscia.

Nonna Coscia era sempre con noi, le porte delle nostre case non si chiudevano mai, si chiacchierava e si rideva, ci si confidava e consigliava, e quanto alla cucina, si condivideva di tutto, dalle cipolle per il sugo ai quadrucci per il brodo alla farina e il lievito per il pane da fare in casa, come in una sola grande famiglia.

La casa di Pierina, invece, era sempre chiusa, la grande porta in noce non si apriva quasi mai, se non il sabato sera intorno alle otto.
Nonna Coscia diceva sempre che Pierina era un’anima solitaria, che non amava la compagnia, se non quella dei suoi film preferiti, che guardava a ripetizione e a volume sconsiderato. In realtà Pierina era sola, e forse quei film le davano il giusto conforto.  Le piacevano i vecchi film in bianco e nero, a volte anche i muti di Chaplin, ma aveva una passione sfrenata per Clark Gable, e in particolare lo adorava nei panni del mitico Rhett Butler, il burbero ma affascinante protagonista del più grande polpettone della storia del cinema: Via col vento. Tutti i sabati pomeriggio, verso le quattro, accendeva la sua piccola tv della cucina, inseriva il suo consumatissimo vhs e iniziava a preparare i suoi cavalli di battaglia: pizza capricciosa e supplì al telefono.  Io non potevo vederla, ma dalla chiostrina del palazzo, sulla quale affacciavano le nostre cucine, entravano con prepotenza i pianti di Rossella O’Hara, gli squilli delle trombe della guerra di secessione e la voce simpatica e materna di Mami, accompagnati dal profumo del soffritto di cipolla, del pomodoro pelato e del basilico fresco, che smuovevano i miei succhi gastrici facendomi venire ogni volta l’acquolina in bocca.
Puntualmente, alle otto, era tutto pronto, e a quel punto Pierina si affacciava con la sua facciona grossa e rubiconda sull’uscio di casa e cinguettava con la vocina in falsetto: sono prooontiii! Li ha fatti Mami con le sue manine! E finalmente li vedevi: i mitici supplì, quelle pallotte di riso gonfie di sugo e mozzarella, succulente e fumanti, e quei bei quadrotti di pizza scrocchiarella e ben condita, che ci offriva immancabilmente ogni sabato sera, come un appuntamento fisso.

Pierina era solitaria, ma il ricordo della bontà di quelle pietanze mi convince ogni giorno che lei ci amasse davvero come figli, per questo quei supplì e quella pizza erano sempre un regalo per noi!
Da qui il MAMI, una friggitoria e pizzeria che racchiude nel nome e nei suoi prodotti tutta la poesia e i ricordi di un’infanzia felice.

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